Mammola

Mammola potrebbe derivare dal latino «mammula»  dal diminutivo di mamma.Mammola

Centro collinare del versante jonico reggino, Mammola si trova tra il massiccio delle Serre e l’Aspromonte. Il suo esteso territorio, che ha una superficie di 8,2 kmq, ricade parzialmente nel Parco Nazionale dell’Aspromonte. Il centro abitato è a 240 metri sul livello del mare. Confina con i comuni di Grotteria, Siderno, Canolo, Agnana, Cinquefrondi, San Giorgio Morgeto, Giffone e Galatro. Dista 122 km da Reggio Calabria.E’ opinione di alcuni studiosi che Mammola sia sorta nel periodo della Magna Grecia sulle rovine di Malea o Melea colonia locrese ricordata da Tucidide.Ma l’origine certa del paese risale probabilmente al periodo che va dal 950 al 986 d. C. quando, in seguito alle invasioni saracene sulle coste calabresi, le popolazioni delle marine si rifugiarono nell’entroterra. Parte dei profughi si trasferirono sulla collina dove oggi sorge Mammola raccogliendosi intorno a un romitorio che San Nicodemo, abate basiliano vissuto tra il 900 e il 990, aveva costruito sul monte Cellerano. Qui edificarono un piccolo villaggio dedicandosi all’agricoltura e alla pastorizia. Nel corso degli anni il monastero divenne cenacolo di elevazione intellettuale e di cultura umanistica. Qui i monaci si dedicavano agli studi nei campi della calligrafia, della miniatura, del mosaico, dell’innografia, delle lettere e della scienza. Negli scriptorium (stanze dedicate alla copiatura a mano) venivano trascritti importanti testi e codici. La presenza dei monaci basiliani non favorì soltanto la diffusione della cultura e dell’istruzione per il popolo ma permise anche l’apporto di migliorie ai sistemi di coltivazione che, conseguentemente, migliorarono lo stile di vita degli abitanti.Il nome del paese appare per la prima volta tra il XII e il XIII secolo quando in un documento, tra i beni del monastero, appare la dicitura Mammula. Nel 1232, inoltre, si parla di un certo Rogerius de Mammula. Le vicende feudali del centro sono collegate alla baronia di Grotteria. Appartenente prima a Giovanni Ruffo (1283), passò poi a Ruggero di Lauria (1303), ad Anselmo Sabrasio (1309), a Raimondo del Prato (fino al 1342) e alla famiglia Luna (fino al 1400), Fu poi la volta dei Caracciolo di Gerace (fino al 1455), dei Correale (fino al 1501) e, infine, dei Carafa (fino al 1540). Proprio sotto la signoria dei Carafa Mammola fu elevata a capoluogo di baronia comprendente anche il feudo di Agnana. Il passaggio di proprietà continuò e la baronia fu affidata prima ai Galiego e poi ai Loffredo (fino al 1573), ai Ruffo (fino al 1574) e alla famiglia de Pazzi (fino al 1577). Il feudo passò poi agli Aragona d’Ayerbe (fino al 1592), alla famiglia Joppolo (fino al 1677), agli Spina (fino al 1735) e ai Barreca (fino al 1748). I De Gregorio, infine, lo detennero fino all’eversione della feudalità (1806). Nel 1799, in seguito al riordino amministrativo imposto dal generale Championnet, Mammola fu compresa nel cantone di Roccella Jonica.Durante il dominio francese, con legge del 19 gennaio 1807, il paese fu elevato a Università e assegnato al governo di Grotteria. Da quest’ultima si distaccò con decreto del 3 dicembre 1847 quando venne eletta a circondario. Nel periodo successivo, contraddistinto dagli aneliti di libertà, contro i soprusi e le tirannie, che percorrevano l’Italia e la Calabria, anche Mammola partecipò ai moti di ribellione contro i Borboni, che erano tornati al potere dopo i francesi. Infatti alcuni mammolesi presero parte attiva alla lotta risorgimentale fondando e partecipando a sette carbonare e a circoli liberali. I testimoni più illustri di questo periodo sono: Francesco Ferrari incarcerato per lungo tempo e poi decapitato a Reggio Calabria ed il filosofo e scrittore Don Antonio Albanese che per amore della libertà rifiutò una cattedra d’insegnamento e preferì il carcere piuttosto che gli onori offerti dai Borboni.Dopo l’unità d’Italia seguì un fase storica segnata da una forte recessione economica che costrinse i mammolese, ma tutto il meridione in generale alla miseria e a difficoltà di ogni genere. Cause queste che generarono fenomeni di rivolta popolare a volte molto radicali (brigantaggio). L’arretratezza economica durata a lungo, le mancate risposte del governo centrale fecero nascere un altro fenomeno sociale rilevante che coinvolse tutto il meridione e che dissanguò dal punto di vista demografico anche Mammola. L’emigrazione, che durò per quasi oltre la metà del ‘900 fu interrotta dal ventennio fascista che aveva suscitato inizialmente qualche entusiasmo e qualche speranza ma che poi fu poco tollerato da popolo, oppresso e privato della libertà e trascinato in una guerra non voluta. L’emigrazione riprese con più vigore nell’immediato dopoguerra e durante il boom economico degli anni ’60 portando la popolazione di Mammola da 14.000 a circa 3.300 abitanti odierni.